Avvisi di accertamento e di addebito

WhatsApp non è prova nel processo tributario

WhatsApp non è prova

La sentenza della CTP di Reggio Emilia, con la sentenza n. 105 del 14 aprile 2021, ribadisce che i messaggi WhatsApp non sono prova utilizzabile nel processo, in particolare in quello tributario.

*****

La fattispecie

Un soggetto impugnava un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, per imposte IVA, perché considerato presunto amministratore di fatto di una società, poi dichiarata fallita.

Tale avviso di accertamento si basava su un P.V.C. (Processo Verbale di Constatazione) della Guardia di Finanza.

Tale P.V.C. riportava diversi messaggi WhatsApp tra il presunto amministratore di fatto e gli uffici della società poi fallita.

La Guardia di Finanza assumeva che da tali messaggi WhatsApp si individuava che era il soggetto accertato a dare gli ordini agli uffici della società. Per i militari, quindi, la società (poi fallita) era solo uno schermo giuridico per permettere all’ amministratore di fatto di agire in frode al fisco.

*****

La decisione della CTP

Innanzitutto, giudici tributari hanno subito posto in evidenza la distinzione tra il semplice messaggio (SMS) spedito con il cellulare e il messaggio WhatsApp.

Il messaggio SMS lascia una traccia (archiviazione) che viene memorizzata da parte delle compagnie telefoniche.

Il messaggio WhatsApp, invece, è un istant messaging system e la loro archiviazione avviene esclusivamente sul singolo dispositivo telefonico, senza lasciare traccia alcuna negli archivi della compagnia telefonica.

Considerata tale oggettiva distinzione, la CTP, basandosi sulla Cass. n. 49016/2017, ha precisato che il messaggio WhatsApp è senza controllo o garanzia. La loro estrazione non può essere controllata e certificata dal supporto informatico. La loro riproduzione in giudizio, quindi, non può avere la genuinità e valenza proprie di una prova.

Perché tali messaggi WhatsApp possano essere considerati nel processo tributario gli stessi devono essere attestati e certificati da un pubblico ufficiale. In buona sostanza, deve esserci un soggetto che certifichi che il messaggio WhatsApp stampato sia effettivamente estratto dal telefonico che lo ha inviato (o ricevuto) e non successivamente modificato.

Articoli Correlati

Back to top button